Pregiudizi sulla psicoterapia
In molti Stati la psicoterapia è vista come un valido strumento per una maggior presa di coscienza in vista di una crescita personale, ma nel nostro Paese questo particolare percorso è soggetto a numerosi pregiudizi e soprattutto diffidenza.
Generalmente chi rivolge, con non poca diffidenza se non imbarazzo, ad uno psicologo, lo fa solo in seguito ad un trauma o ad un effettivo evento negativo, solitamente dopo mesi se non anni dal momento in cui si è verificato, quando magari l’ansia caratterizza la sua vita peggiorandone la qualità ed i rapporti con gli altri.
Una delle paure più comuni è che rivolgendosi ad uno specialista, si è per forza malati, i vari sintomi che si avvertono fanno pensare di essere affetti da un serio problema mentale, non è sempre semplice riconoscere di aver un problema e di chiedere aiuto.
Molti hanno paura di soffrire nel raccontare spiacevoli episodi che hanno vissuto, non sempre si è pronti o forti da affrontare ciò, ma solo parlandone e superando la sofferenza che si avverte solo al pensiero, può aiutare a vivere meglio la vita di tutti i giorni.
Altri pensano che questo processo di consapevolezza possa durare a lungo nel tempo, in realtà non vi è una scadenza precisa per quando si starà meglio, alcune psicoterapie possono durare anche degli anni, altre mesi tutto dipende dal soggetto, dal suo impegno e dal modo in cui riuscirà a meglio gestire le sue emozioni.
I più restii ad intraprendere questo percorso sono coloro che pensano che nessuno sia in grado di capire il proprio dolore e soprattutto di come ci si senta, di ciò che si sta vivendo, questo modo di pensare in molti casi rappresenta un vero ostalo alla guarigione.
Se il soggetto non si fida, o pensa solo di essere giudicato o peggio ancora che le sue parole vengano fraintese, questa forma di diffidenza e di chiusura potrebbe pregiudicare il rapporto dal suo inizio.